Re Nudo?…con il provocatorio punto di domanda, è stata una delle prime trovate pubblicitarie con cui il fondatore Andrea Valcarenghi e un gruppo di intellettuali e artisti facevano conoscere l’omonima rivista di controcultura e controinformazione, fondata a Milano nel novembre 1970. Dopo 50 anni esce un’antologia che giustamente la celebra e che ne chiude una fase, passando dalla carta stampata ad un progetto esperienziale di cui si possono trovare facilmente sul web tutte le informazioni. Noi siamo degli appassionati di riviste e Re Nudo ha rappresentato un esempio particolarmente originale nel panorama dell’informazione, ma soprattutto della cultura underground.

Anche il prestigiosissimo TIME è sceso in campo durante le elezioni presidenziali americane che si sono appena concluse, con tutti gli strascichi che conosciamo. Lo ha fatto con un progetto grafico rivoluzionario nel suo genere perché non era mai successo che, in quasi 100 anni di vita, questa rivista cambiasse in copertina il suo nome, così per l’occasione TIME è diventato VOTE. Sempre quattro caratteri, sempre in maiuscolo ma non solo un nome, bensì un imperativo per incitare i cittadini americani a far sentire la loro voce e prendere parte al cambiamento.

Il 22 ottobre è uscito il libro Grafika80! di Matteo Torcinovich e sembra essere un condensato succulento di immagini storiche; più di 800 in 270 pagine. Si tratta di materiale che con un termine abusato potremmo definire vintage, e con un termine più pertinente invece potremmo definire creativo: vinili, etichette discografiche indipendenti, fanzine, giornali, riviste…,

Non è ancora passata e ci stiamo ancora tutti riorganizzando, mondo della pubblicità e arte grafica comprese. Quasi per cercare di dare un senso a quanto è successo anche noi ci interroghiamo sul significato del nostro lavoro…lavoro che non c’è, aziende in crisi, molte fallite, tante altre sono in affanno per riposizionarsi, ridimensionarsi, reinventarsi…

Stiamo scaldando i muscoli e guardando l’orizzonte… Nonostante le disposizioni del governo e della regione non siano mai del tutto chiare, sappiate che potete già contare su di noi e che anche noi vorremmo poter contare su di voi, sperando così di uscire insieme ed in fretta da questa dannata situazione.

Informiamo che a seguito del DPCM dell’11.03.2020 in merito all’emergenza coronavirus, per tutelare la salute del proprio personale, dei propri clienti e fornitori, a partire dal 16 marzo p.v. e fino a nuove disposizioni governative, per contribuire alla lotta contro la diffusione di questo maledetto virus, il nostro studio rimarrà aperto dalle 14:30 alle 19:30, continuando tuttavia a garantire tutti i suoi servizi nel limite del possibile, data la situazione.

Fare il graphic design è diventato un lavoro alla portata di tutti grazie all’enorme progresso tecnologico e accade spesso, purtroppo, che molti si avvicinino a questa professione con spirito dilettante, poca passione e scarsa formazione, solo perché è diventato facile procurarsi molti strumenti del mestiere. Il documentario Graphic means di Briar Levit, a questo proposito, è un’autentica chicca perché spiega la storia del nostro mestiere, ne mostra i processi di lavoro così come venivano svolti agli esordi.

Oggi che la grafica fa parte della nostra quotidianità forse non ricordiamo la portata rivoluzionaria che ha avuto nel mondo dell’arte. Era il 1870 circa quando la libertà di stampa appena arrivata, permise agli artisti la diffusione su larga scala delle loro opere; una straordinaria opportunità economica e divulgativa. Dipinti più o meno famosi diventarono stampe a disposizione del grande pubblico, aumentò la richiesta di immagini cambiandone la prospettiva d’uso e influenzando in modo esponenziale la cultura popolare. In questo passaggio epocale le arti grafiche hanno attinto a piene mani dal giapponismo, che proprio tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 si diffondeva soprattutto in Francia e in Italia.